Care
amiche della Libreria delle donne, pensavo e riflettevo su questa fissazione
delle donne, alcune, che per raggiungere la parità dei sessi, detto
rapidamente, bisogna inventarsi (studiare, codificare, testimoniare, argomentare
etc, etc.) la divinità femminile, al femminile. Che cos'è il
dio delle donne di luisa muraro se non il tentativo di realizzare l'uguaglianza
maschio femmina attraverso la teorizzazione magari storicamente documentata e
suffragata dell'esistenza di un rapporto forte e ricco di conseguenze e contenuti
tra la donna-ritenuta invece storicamente esclusa da questo ambito della coscienza
e del sapere- e la immaginazione di una divinità. Errore madornale. Inseguire
l'uomo sul campo dell'ultraterreno significa fare il gioco della impossibilità
di essere ed esistere qui ed ora in carne ed ossa forti di pensiero e di determinazioni,
forti di essere donne libere di esistere nel presente per realizzare il futuro,
forti di sapere realizzare politicamente dei cambiamenti, comunque di agire solo
in nome e usando l'intelligenza. Nella mia riflessione questa fissazione della
divinità è evidentemente sbagliata e non può che produrre
passi indietro per lo sviluppo della fantasia, della immaginazione femminile,
della capacità creativa. Ancora una volta le donne sono ricacciate da dove
erano venute nella notte dei tempi, sante, eretiche, custodi del silenzio, mute
politicamente, e per quale conquista? Per dirsi, per potersi dire, dire a se stesse
o a loro stesse "sono una donna potente ma così potente da essere
divinità, da sfiorare il mistero dei misteri, cioè l'esistenza di
dio, da interpretarlo a mio modo, chiamalo essenza, latenza, immanenza, potenza-come
possibilità ovviamente- e da esserne anch'io testimone vivo e vegeto. Solo
così le donne raggiungono gli uomini almeno nelle riflessioni della ultima
tranche di femministe, credo di capire. Raggiungono e superano i maschi. No.
Io penso che essere laiche, essere qui ed adesso cioè, significa avere
Una possibilità di intervenire nelle cose terrene che tanto sono importanti
e pressanti, significa avere un ruolo, potersi dire ed identificare in noi stesse
e solo sul terreno del terreno e mai su quello incomprensbile dell'ultraterreno
potremo dimostrare quello che sappiamo benissimo di essere, cioè migliori
certo degli uomini, reggendo responsabilità, facendo agendo concretamente.
La filosofia femminile cerca il misticismo, le donne fanno male a raccontarsi
storie, a cercare modelli identificativi alti, nel senso di essere anche loro
passibili di sostanza immateriale quando quello che è la lotta più
dura e aspra da fare per ora è proprio di mostrare il nostro peso materiale,
scendendo dentro la realtà per esistere nella realtà delle cose.
La presunzione di divinità è il burka dell'anima e del cervello,
della mente, una copertura alla possibilità di essere vive e libere
di determinare uguaglianze e giustizie sociali e realizzazioni personali importanti
determinanti, appunto. Trasferirsi filosoficamente-tutta la comunità
di diotima- armi e bagagli nelle sfere dello spirito significa abbandonare l'intelligenza,
non occuparsi seriamente della immagine della donna che passa per esempio largamente
in televisione, sui giornali, che dilaga nella pubblicità..significa volere
chiudere gli occhi davanti a quello che le donne vedono quotidianamente come rappresentazione
di loro stesse. Insomma è un errore madornale inseguire l'idea di essere
divine quando tutto vuole che esistiamo per Decidere ed esercitare coscienza critica
e agire politico a favore di noi stesse. Perciò- e chiudo- (ma avevo scritto
di più e l'ho perduto come spesso mi capita) pensare ed essere non trasfigurarci
nelle creature-tanto per fare un esempio- raccontate da luisa muraro e dai
nomi impossibili di guglielma e l'altra..che non ricordo. Non ci credo. Grazie
dell´ospitalità, è stato un pomeriggio duro. Maria Lo Bianco
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