Lettera
al manifesto - 11 maggio 2004
Il
ruolo degli uomini
(versione integrale) Sara Gandini, Umberto Varischio Caro manifesto,
del dibattito avviato dall'articolo di Manuela Cartosio e dalla trasmissione L'Infedele,
del primo maggio, un aspetto ci turba profondamente: la quasi completa afasia
maschile. Per ora, salvo qualche accenno di Gad Lerner sulla propria esperienza
personale, solo Roberto Tilio è intervenuto, ringraziando una migrante
e riconoscendo il suo affidarsi a lei per risolvere una sua esigenza oltre alla
sua impagabilità"; e altrettanto giustamente ha denunciato l'inciviltà
di una società che obbliga queste donne e questi a situazioni inumane anche
solo per poter ottenere il permesso di esserci insostituibili;ma sulla questione
specifica della cura gli uomini non hanno null'altro da dire? Se il lavoro di
cura continua ad essere svolto dalla donna anche in presenza delle/dei "badanti"
questo non pone nessun problema? E se parte di questo lavoro viene affidato soprattutto
a lavoratrici migranti la questione riguarda solo le datrici, e gli eventuali
datori, di lavoro? Grazie alla libertà femminile, che le donne hanno ottenuto
dopo anni di femminismo, e a relazioni più significative con le donne stesse,
sta emergendo sempre più il desiderio maschile di ribaltare quelli che
sono i modelli del patriarcato. Sempre più uomini cominciano a sentire
e ad esprimere il desiderio di paternità, partecipando concretamente anche
alla cura dei propri figli; è un dato di fatto che sempre più uomini
chiedono congedi di paternità e si occupano dei figli quando le compagne
sono impegnate in altro. Non vogliamo dire che le donne e gli uomini hanno ruoli
equivalenti e che non esistono differenze fra i sessi nel lavoro di cura o nel
modo di stare in relazione nella famiglia. Siamo però convinti che la presenza
viva di entrambi, uomini e donne, ognuno con le proprie ambizioni e modalità,
possa aiutare entrambi a vivere più liberamente anche i propri desideri
di realizzazione, al di là di schemi prestabiliti. E aiuti a ridare valore
anche al lavoro di cura salariato svolto da donne (e alcuni uomini) immigrati
da paesi più poveri. Come dice Luisa Muraro, senza fomentare risentimenti
e confusione e senza menare colpi alla cieca sulle esperienze degli esseri umani. [email protected]
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